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Rottura Lega-Aic, domenica non si gioca in serie A

GIOVEDÌ, 25 AGOSTO 2011



SCIOPERO VICINO
Bocciata la proposta dei giocatori. Abete tenta la mediazione, si continua a trattare anche oggi











MILANO. Niente serie A sabato e domenica, a meno che la notte non porti consiglio e rimetta insieme i cocci d’un calcio spaccato, diviso in fronti che s’allontanano e s’accaniscono sempre di più. La Lega da una parte, l’Aic dall’altra, la Figc nel bel mezzo d’un ciclone col compito difficilissimo di ricucire in tempi rapidissimi perché l’assemblea, nuovamente convocata per stamattina (ore 11), partorisca il rinnovo del contratto collettivo e dia il via libera all’inizio del campionato. Lo sciopero è vicino, vicinissimo: la frattura è quasi insanabile dopo il no a larga maggioranza (18 societá su 20: solo Cagliari e Siena favorevoli) firmato ieri dalla Lega di serie A e dopo il botta e risposta aspro tra Maurizio Beretta e Damiano Tommasi, presidente dell’assocalciatori. I nodi che dovevano essere sciolti in maniera ragionevole si sono stretti ancor di più, inasprendo i toni del confronto e sconfortando il presidente della Figc, Giancarlo Abete («Pare quasi che lo scontro sia cercato. Non bisogna arrendersi di fronte ad una situazione incomprensibile, lotteremo fino all’ultimo per evitare lo sciopero»). Due i punti sui quali s’è incattivita l’assemblea: il contributo di solidarietá (non è ancora diventato legge) che le societá vogliono scaricare completamente sui calciatori e soprattutto l’articolo 7, che nei vari accordi collettivi raggiunti dall’84 al 2010 è stato modificato leggermente fino a raggiungere questa condizione: "La societá si impegna a curare la migliore efficienza sportiva del calciatore, fornendo attrezzature idonee alla preparazione atletica e mettendo a disposizione un ambiente consono alla sua dignitá professionale. In ogni caso il calciatore ha diritto a partecipare agli allenamenti e alla preparazione precampionato". Non sta più bene ai club di serie A, i quali rivendicano la piena ed assoluta autonomia dello staff tecnico nell’organizzare gli allenamenti dei giocatori. L’Aic aveva proposto una bozza d’accordo ritenuta insufficiente dall’Assemblea ed in poche ore la situazione è degenerata. Prima Tommasi: «O si firma, o non si gioca», poi Beretta, presidente della Lega che è stato durissimo: «A queste condizioni non firmeremo mai, e d’altra parte non si vede perché dobbiamo sottostare con Tommasi a una minaccia, che non abbiamo accettato con Campana. Lo sciopero minacciato dai calciatori è un atto grave e insensibile, a maggior ragione alla luce di quello che sta vivendo il Paese reale. Non dimentichiamo che si tratta di 800 giocatori il cui stipendio medio è di oltre un milione di euro all’anno». Poi ancora il rappresentante dell’assocalciatori: «Le richieste della Lega sono pretestuose, il consiglio federale è aggiornato ma non vedo cosa possa cambiare». infine la conferenza stampa di Abete, che spera di ricucire stamattina con un tentativo estremo di mediazione. Tra le pieghe della protesta s’è infilata anche l’assoallenatori col suo presidente Renzo Ulivieri, che s’è incatenato all’ingresso della Federcalcio perché la Lnd ha tolto l’obbligo per i club dalla prima categoria in giù di prendere allenatori tesserati. Insomma il calcio italiano è in pieno caos alla vigilia della stagione. E lo sciopero è sempre più vicino.






fonte la città